Sheila Levine è morta e vive a New York by Gail Parent

Sheila Levine è morta e vive a New York by Gail Parent

autore:Gail Parent [Parent, Gail]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9791254945711
editore: Baldini+Castoldi
pubblicato: 2023-11-12T23:00:00+00:00


Il matrimonio (non mio)

Tornammo davvero a Fire Island l’estate dopo… e quella dopo ancora. A quel punto eravamo noi a dire «l’isola era molto più divertente, l’anno scorso». Il quarto anno non tornammo. Ormai eravamo grandi. Fire Island è per i ragazzini… «Hai notato che la gente sull’isola è sempre più giovane di anno in anno?»… «Il posto ormai è pieno di liceali… Ed è così rumoroso»… «Chi vuole avere degli estranei in casa giorno e notte?»… «E c’è una tale sporcizia»… Stavamo invecchiando. Andammo dove andavano altri newyorchesi della nostra età ed esperienza. Andammo a East Hampton.

Gli Hamptons – posti un po’ più cari, gente un po’ più vecchia. L’auto era indispensabile, non c’era altro modo di muoversi. Linda andò in avanscoperta e trovò una casa meravigliosa e mise insieme un gruppo interessante. Io andai e basta. Per tutta l’estate passai ogni week-end a East Hampton e non mi misi in costume una sola volta. Adesso si portavano i bikini. Piccoli, microscopici bikini che punteggiavano la spiaggia. Fu una bella estate rilassante, qualche brunch e qualche cena. Norman venne anche lui un paio di volte e aveva un’aria ridicola con i jeans che gli avevo regalato così che sembrasse come tutti gli altri. (Non sarebbe mai sembrato come tutti gli altri. Non aveva alcun desiderio di farsi crescere i basettoni o i baffi o cose del genere.) Scoprii dopo l’estate che la gente aveva fatto sesso di gruppo, a casa nostra. Non vale, ragazzi. Avevo pagato pure io.

A Fire Island non ci sono telefoni, il che è una benedizione quando si ha una madre come la mia.

«Niente telefoni? Sheila, tesoro, e se devo contattarti, Dio non voglia?» Lo diceva almeno una volta alla settimana.

Negli Hamptons i telefoni ci sono, con enorme sollievo di mia madre. In questo modo, poteva chiamarmi nei week-end per ricordarmi che ero single. Le feci giurare su Dio di non venire a meno che non fosse un’emergenza.

«Metti che devo dirti che non saremo a casa per tutto il giorno.»

«Madre, questa non è un’emergenza.»

«Metti che non mi sento bene.»

«Non è un’emergenza.»

«Cos’è un’emergenza, per te?»

«La morte. Quella è un’emergenza.»

Un sabato sera, proprio mentre stavo sfornando la mia famosa quiche, mia madre telefonò.

«Sheila, cara?»

«Sì, Mamma.» (Ero veramente arrabbiata. Avevo detto «morte».)

«Ho delle novità.» (Da come lo disse, pensai che ci fosse stata una strage nella sua via e lei fosse la principale sospettata.)

«Sì?»

«Tua sorella si è fidanzata. Si sposa il prossimo ottobre.»

Peggio. Era peggio di una strage. Come poteva sposarsi prima di me? Come poteva Luci Baines farlo a Lynda Bird?* Non ci vado. Mi nascondo. Vado a nascondermi in California, e nessuno saprà dove trovarmi. Col cavolo che le faccio gli auguri. Spero che succeda qualcosa di terribile e il matrimonio salti. Dirò al suo futuro marito che nella nostra famiglia c’è una vena di follia, e a giudicare da certe cose che ha fatto Melissa lei l’ha senz’altro ereditata.

Mamma, come hai potuto? Non farmi questo. Non farmi andare al matrimonio dove tutti mi chiederanno quando arriverà il mio turno.



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